venerdì 2 novembre 2012

Sushi Niwa

Se i ristoranti cinesi sono ormai da tempo una amata/odiata realtà, fino a poco tempo fa la cucina famosa per le alghe e dei pesci crudi era preclusa ai cagliaritani.
Negli ultimi anni abbiamo assistito a un'improvvisa esplosione di locali di questo tipo: siamo arrivati a naso a una decina di ristoranti gapponesi tra cagliari e hinterland. Gran parte di questi locali si sono avvicinati al gusto dei cagliaritani amanti dei cocktail e degli appetizers con delle proposte esteticamente sofisticate e raffinate. Se poi un locale sia gestito da veri giapponesi o da altri "impostori" locali o con gli occhi a mandorla è spesso solo un dettaglio.

Ma non per i gamberotti, diventati ormai esperti di cucina internazionale, che scelgono per una delle loro rare incursioni notturne il nuovo Sushi Niwa di viale diaz a Cagliari. Il quale, sulla scia di altre proposte recenti, mette a tacere tutti quelli che pensano che la cucina giapponese sia alla portata delle sole tasche più abbienti con un menù all-you-can-eat alla carta per 21 euro a cena e 15 euro a pranzo. L'unico limite è quello di ordinare non più di una porzione a testa per ogni categoria di pietanza e di non lasciare roba nel piatto.

La compagnia comprende i redivivi Intenditore e Uomo in bagno, ripropone le comparse dell'Uomo del dubbio e di Wonder egua, nonché della new entry Cat-Uoma, una donna con le movenze di un gatto in grado di dispensare perle di saggezza degne di un camionista metallaro.


La location è quella del vecchio Cortiletto, a quanto pare inabissatosi a causa di storie di sesso, droga e liti in famiglia. Il locale è stato completamente ristrutturato con il gusto di un giardino orientale, curato ma non sosfisticato. Su tutto si fanno notare degli enormi fiori alle pareti e dei finti bambù ai due lati superiori della stanza. Una musica di sottofondo contribuisce a creare l'atmosfera, mentre il tavolo si presenta con le classiche bacchette e degli strani accessori di forma rettangolare (un piatto? un poggia polsi? Un porta dadi? chissà).

Il menu comprende i soliti noti piatti della cucina giapponese: c'è il sushi nelle più classiche forme con salmone, tonno, uova di pesce volante, branzino, calamaro, gambero; diversi tipi di sashimi (il "solo pesce crudo", servito qua accompagnato da delle nuvole di carote); udon (gli spaghettoni giapponesi) in zuppa e non; tenpura (frittura in pastella) di varia natura, spiedini, riso e chi più ne ha più ne metta. Le bevande (non incluse nell'offerta, a parte caffè e acqua ma solo perché avevamo un coupon), sono al giusto prezzo. L'unica cosa che lascia perplessi i gamberotti è il prezzo del classico tè caldo, che tradizionalmente accompagna i pasti dei giapponesi. 5 euro per una persona, per qualcosa che ha un prezzo poco superiore all'acqua e in altri locali (almeno all'estero) servono gratis, ci sono sembrati un po' eccessivi. L'ingenuo intenditore ordina il tè senza guardare il menù e scopre di aver fatto un errore solo dopo una stupefatta occhiata di Wonder egua.

L'arrivo del tè è comunque un gioioso pretesto per discutere dell'arte che le sue colleghe geishe tramandano riguardo all'eleganza dovuta nel maneggiare le bevande.Approfittando dell'offerta ordiniamo un po' di tutto, con una particolare predilezione per tutto quello che comprende pesce crudo, soprattutto se servito all'interno di una barca.

Sushi e sashimi si rivelano più che discreti: la temperatura è quasi sempre quella giusta, il riso del sushi è tenero e delicato (forse un po' troppo dolce, n.d.I.). Al solito sospettoso chi si chiede se il pesce fosse fresco possiamo dire che il sapore era ottimo e non puzzava, ma gli ricordiamo che una giusta legge costringe a usare gli abbattitori (leggasi congelatori) per debellare il temuto anisakis. E comunque NON è la freschezza del pesce, tanto cara a noi sardi, a fare un buon sushi, quanto piuttosto la qualità dell'ingrediente base, il taglio, la temperatura con la quale viene servito e il fatto che venga preparato e conservato in una cucina apposita che non permetta al calore e altri odori di contaminare il delicato sapore del pesce.

Per quanto riguarda gli altri piatti non ce n'è uno che ci abbia colpito particolarmente, a parte in negativo la zuppa di udon, probabilmente la cosa più scotta e insipida mai vista da un gamberotto.  Il servizio invece è pronto e cortese, a parte un piccolo episodio di invidia delle barche tra donne.
Concludiamo rispondendo al sospettoso di prima chi si chiede se la cucina giapponese sia in grado di soddisfare gli stomaci più affamati: la quantità di cibo ordinabile è in grado di soddisfare anche gli stomaci più capienti che non abbiano fatto tesoro dell'antica arte giapponese del gustare il cibo.



Tabella di Valutazione
Gusto Prezzo Ambiente Cortesia
L'Intenditore Mascarato 3,5   4   4,25
L'Uomo in Bagno 3,5   4  3,5
L'uomo del Dubbio 3.75 4   4   4
Cat-Uoma 3,8 4 4,12 
Wonder Egua 3,5   4   3 3,3 
Media Totale  3.71   3.9   3.87   3.76 


6 commenti:

  1. Mi piace soprattutto il concetto che devi svuotare il piatto per averne un altro, ottimo modo per evitare gli sprechi. L'unico dubbio che ho è "e se quel piatto non mi è piaciuto ma ho ancora fame?"..."mangia la minestra o salta dalla finestra" direbbe la nonna, per cui ben venga la cucina anti-sprechi! I voti li trovo alti, viene voglia di andarci presto, anche se qui a Barna i ristoranti Japo non mancano, magari un giorno recensisco quello dove andiamo spesso coi colleghi.

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    1. For the sake of clarity... il concetto è più che altro che se lasci qualcosa la devi pagare extra, puoi ordinare quanto vuoi con l'unico limite di una pietanza per categoria (non si possono ordinare 2 sashimi per persona, ad esempio). Però l'idea che dici non è affatto male, bisognerebbe applicarla :) Vedremo come se la cava il Japo di barcellona!

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  2. Intanto sottoscrivo in cutugno i piaceri e i dubbi di Aiuolikke.

    L’intenditore e’ sempre l’intenditore, e consente di scoprire dettagli e dietro le quinte spesso celate agli occhi di chi pensa solo a roteare le ganasce. Non solo, sta scoprendo posti veramente interessanti, l’ambiente merita, la presentazione dei cibi, barcone compreso, sembra quella tradizionale, simile al prestigioso Sakura di via Dante per dire, con l’unica differenza che la' l’ultima volta in tre abbiamo speso 99Eur e personalmente senza la soddisfazione finale dello sbuddamento, per utilizzare figure religiose asiatiche.

    Grandi Intenditore, Uomo in bagno e gli altri simpatici super eroi della doppia bacchetta!

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    1. p.s. bellissime le citazioni, sopratutto il mitico tampopo. Non ho mai desiderato il ramen come dopo aver visto proprio la scena che hai postato!

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    2. Personalmente ritengo tampopo un punto di riferimento del cinema: un geniale viaggio tra i segreti del cibo, del sesso e di una cultura in un'ora e mezzo di divertimento. Poi come non dedicare un'ulteriore menzione all'indimenticabile scena di fantozzi al ristorante giapponese; l'ho appena riririririvisto e ho riso come la prima volta!

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  3. Bellissima recensione, andata anche io in questo locale su consiglio dell'intenditore mascherato e devo dire che mi ha soddisfatta appieno, un solo appunto per il signor intenditore(poco furbo) mascherato, il te costa 5 euro, ma te lo puoi far riempire d'acqua calda quando vuoi e ti assicuro che non è troppo leggero dopo, anzi è anche meglio :)

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