sabato 27 giugno 2015

Fantacolazione al Lin Heung Tea House


Un giorno un’amica mi insegnò che sì, viaggiare è figo, ma vivere un posto è diverso da visitarlo, lo fece mentre una notte ci facevamo quella bellissima strada che da Moncloa passa per la Granvia e ci porta a casa in quell’orario tipico dove è troppo tardi per noi matusa stare in discoteca, da Gines hai gia fatto il pieno e la metro ancora non gira. Perché camminare ci piace, e perché noi ce la gustiamo come quando ti dicono che finalmente hanno prodotto il Gran Cornetto e te lo portano. C’è poco da raccontare su un blog a proposito di quella sensazione che si prova a camminare di notte in una città che non è la tua ma che ti accoglie come se lo fosse. Dopo due ore di camminata comunque lei ha preso il taxi, Atocha era ancora lontana. E casa mia stava dall'altra parte di Valderribas.


A testa alta tra le luci sfavillanti di Nathan Road, i profumi dei rivenditori di spezie, davanti a quel panorama mozzafiato sull’harbour lato Tsim Tsa Shui, in giro a comprare il pane, le scarpe e un cellulare sotto casa mentre fuori il tifone fa oscillare i grattacieli più alti. E quel senso di malinconia che provi nel momento in cui saluti i posti dove hai vissuto passeggiando sul lungo mare protetto dai domotron e tutte quelle luci e quelle famiglie, e conti le ultime volte della vita.



Non è facile raccontare quel vortice di sensazioni contraddittorie che solo Hong Kong può offrire o ricordare neanche il momento di sorpresa che hai vissuto la prima volta che sei stato immerso in quel nuovo mondo.


Perciò l'uomo del dubbio ci è venuto a contrattare all’ultimo sangue nei mercati di Mong kok, a spiegare la destinazione al tassista, a orientarsi tra le impavide costruzioni nella sua mancanza di voglia di tornare a casa di notte, il nostro uomo del dubbio con la zia d'oltre oceano. Ebbene sì, anche lui è riuscito ad arrivare sano e calvo in queste lande adottando alcuni dei suoi posti preferiti, correndo come un matto da un angolo all’altro per chiedere prezzi, per assaggiare ogni cosa nei pochi giorni a disposizione, decantando e demolendo gli aspetti più estremi e bizzarri su cui mettevamo le suole. Anche lui come tutti noi propenso alla lussuria e con quella voglia immonda di sbranare lo sbranabile.

Il tipico giorno dell’uomo del dubbio è così: la mattina si sveglia, ha l’energia di una pastamatic, ha già tutta una sequela di programmi in testa con tutte le sue diramazioni, te lo trovi di fronte al letto che sta pensando se toccarti con una bacchetta per vedere se sei già in decomposizione e cominciare altrimenti a spiegarti i suoi propositi.


E' ovunque, nei cassetti dove cerchi di prendere un paio di calzini e ti trovi i suoi messaggi conservati dall’alba dorada dei tempi, te lo trovi nella watch list del tuo youtube che tutto ad un tratto è piena di brani di Limongelli e guide How To su come fare le cose, e la sua energia è contagiosa. Perciò, mi infilo la cispa negli occhi, le scarpe nei piedi, e poi svegliatomi un po’ meglio, mi metto i calzini.


Insiste che vuole fare una colazione Hongkonese in un posto che conosce solo lui, lo ripete tre o quattro volte, mi sembra quel giorno in cui ce l’aveva con Rosy Bindy ed era così arrabbiato che mi ha fatto cominciare a scrivere il mio ultimo romanzo “Quando gli Incas non andarono nello spazio”, ma quella è un'altra storia tra lui e Jijjo. Il ristorante è questo mi dice.


Raggiungiamo i luoghi della protesta, e facciamo un confronto tra come era la situazione pochi giorni prima e come è ora, passiamo davanti al peak tram che prendiamo domani o dopodomani. Invece ora saliamo sul ding ding bus per raggiungere North Point con il traghetto da TST (chi conosce HK commenterà). Stasera ci aspetta una bella scarpinata per la lunghissima Wilson Trails, è vero che noi abbiamo la sella del diavolo, ma anche il picco del diavolo non è da meno. E la fame aumenta.


Il rumore dell’oceano fa da sfondo al nostro palazzo quello là in fondo davanti alla montagna di Black Hill, che ormai conosciamo come le nostre tasche vuote. Quest'anno ci siamo pure arrampicati al buio, la notte di capodanno per vedere lo spettacolo dei fuochi d’artificio da un punto di vista alla mio capitano, quella follia di scartare una vita routinaria inseguito dai cani che ti mordono abbaiando.


Eccoci finalmente a destinazione alla Lin Heung Tea House, talmente stanchi che è pure cambiata la centratura del testo e non riusciamo a sistemarla, e non abbiamo voglia di metterci a smanettare codice html la mattina. Laviamo tutte le nostre stoviglie come si fa sempre prima della colazione con gli amici Hongkonesi e dopo aver dato una sciaqquata corriamo a prendere del cibo mattutino per spezzare l'appetito.


Il posto è zeppo come ovunque. Aprire un bar a Hong Kong è come mettere una zolletta di zucchero vicino a un formicaio. Gli odori sono ottimi e anche il rumore della gente che sganascia mette allegria. Per iniziare andiamo sul classico, baozi, jaozi e qualche zuppetta per le signore.


Ci prepariamo subito per la razione successiva, dalle cucine esce la signora anziana con il carrello pieno di delizie, per acaparrarci le più gustose dovremmo essere svelti e chirurgici. In questo locale come accade a HK hai il tuo fogliettino e lo porgi per farti mettere il timbrino relativo alla classe di prodotto che ti stai agguantando.



Solo la velocità e la scaltrezza e una perfetta padronanza ti permettono di decire quello che vuoi davvero di mangiare. Perciò anche stavolta riusciamo ad avere dei piatti a caso. Per colpa della scaltrezza, non certo della lingua!


Tra le tante cose prendiamo dei gustosissimi ravioli ripieni di uovo di quaglia e i miei preferiti quelli al gamberotto. Ci riversiamo il te e smettiamo di vociare per qualche altro minuto.




Intanto le vaporiere continuano a castellizzarsi davanti alle nostre facce.


Assaggiamo tra una pietanza e l'altra un fettone di torta ai fagioli molto tipica, ottima, e indispensabile durante una colazione con Vip del calibro dell'Uomo del Dubbio e della zia D'oltre oceano.



Ci ributtiamo nella mischia. L'uomo del dubbio ormai sputa come uno Shanghainese e impreca come un vecchio militante dei giovani rivoluzionari che vede i ragazzini girare con i capelli scesi.


Mi fa una foto mentre mi faccio una foto come su Inception il film di Leonardo di Capri.




Immersi nel gusto e tra i nostri connazionali ci facciamo un giro per rinforzare il te che ormai è evaporato tutto. E visto che ci siamo ordiniamo un piatto di noodles e qualche raviolo di carne.







Finché, ci solleviamo con fatica dal tavolo con tutta l'energia necessaria a scavalcare il Victoria Peak.
  
Locale simpatico, la cortesia l'abbiamo misurata nel sorriso della signora anziana nei confronti del nostro impaccio da occidentali lenti. L'ambiente vocioso allo Shpazzolatore piace e anche l'uomo del dubbio ci si è ambientato bene, ma le signore prediligono gli ultimi piani.


Tabella di Valutazione
Gusto Prezzo Ambiente Cortesia
Lo Spazzolatore Folle 4 4 3.5 3
Donna Prassede 4.25 3.75 3 3.5
L'uomo del Dubbio 4.25 4 3.5 3
La zia d'Oltre Oceano 4 4.25 3 n.c.
Media Totale 4.12 4 3.12 3.17

Uno di quei tanti posti dove tornare assieme, perciò... AUGURI VECCHIO e sbrigatevi a tornare! A quanto pare un'altra eroina sta venendo a visitare un angolo di Cina, vediamo cosa scopriremo assieme.